La guida di Alessandro Cheti ed Eleonora

Alessandro
La guida di Alessandro Cheti ed Eleonora

Visite turistiche

Alcuni luoghi da visitare se si viene in vacanza nelle Marche. Luoghi incantevoli, storici e panoramici.
Per info e visite, vi invitiamo a consultare il sito internet: http://www.alphagemini.it/osservatorio-marco-bertini/
Osservatorio astronomico elpidiense
Via Pier Paolo Pasolini
Per info e visite, vi invitiamo a consultare il sito internet: http://www.alphagemini.it/osservatorio-marco-bertini/
La basilica della Santa Casa è uno dei principali luoghi di culto mariano e tra i più importanti e visitati santuari mariani del mondo cattolico. Sorge a Loreto in piazza della Madonna, a 127 metri s.l.m., al termine della via Lauretana. All'interno della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i resti di quella che secondo la tradizione è la Santa Casa di Nazareth, dove visse Gesù. A questo famoso santuario è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che ha l'iconografia culturale e storica della Vergine Lauretana, patrona dell'aviazione; tra i numerosi personaggi e santi che vi hanno fatto visita, si ricordano santa Camilla Battista da Varano; santa Thérèse di Lisieux; santa Gianna Beretta; tra i papi che hanno visitato la basilica vi sono Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco. Il santuario ha la dignità di Basilica pontificia minore.
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Loreto
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La basilica della Santa Casa è uno dei principali luoghi di culto mariano e tra i più importanti e visitati santuari mariani del mondo cattolico. Sorge a Loreto in piazza della Madonna, a 127 metri s.l.m., al termine della via Lauretana. All'interno della basilica, i cattolici rendono culto di devozione verso i resti di quella che secondo la tradizione è la Santa Casa di Nazareth, dove visse Gesù. A questo famoso santuario è collegata la devozione per Maria madre di Gesù che ha l'iconografia culturale e storica della Vergine Lauretana, patrona dell'aviazione; tra i numerosi personaggi e santi che vi hanno fatto visita, si ricordano santa Camilla Battista da Varano; santa Thérèse di Lisieux; santa Gianna Beretta; tra i papi che hanno visitato la basilica vi sono Giovanni XXIII, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Papa Francesco. Il santuario ha la dignità di Basilica pontificia minore.
Gli aspetti prioritari di salvaguardia di questa area protetta sono dati dalla presenza di un antico monastero cistercense il quale grazie alla cura dei monaci prima e della famiglia Bandini poi, preservarono una foresta di circa 100 ettari in cui predomina il cerro. Così oggi in un territorio che va da quello di fondovalle tra i letti dei fiumi Fiastra, Chienti e del torrente Entogge scavato anche da qualche piccolo bacino lacustre di origine artificiale, fino alla dolce collina marchigiana, possiamo ritrovare questo esempio di bosco planiziario in un paesaggio che passa da quello della vegetazione riparia a quello della campagna marchigiana, fino a quello della selva vero e proprio. Il territorio può essere suddiviso in tre zone di forte interesse, omogenee per la loro caratteristica e vocazione che comportano anche una differente gestione e salvaguardia: 1) riserva naturale orientata, è l'area comprendente la Selva dove la gestione cura una ricerca del recupero degli assetti naturali più possibili originari. Vi è presente un sito SIC protetto ai sensi della direttiva dell'Unione europea "Habitat" 2) riserva antropologica, sono in essa compresi quelli che sono i patrimoni storici dell'uomo il quale in quest'area da secoli è presente in maniera massiccia. Così oltre ai campi coltivati vi rientrano il Palazzo Giustiniani-Bandini, e l'Abbazia Cistercense del XII secolo 3) area di protezione, vi rientra la restante area della "Fondazione Giustiniani-Bandini" che viene trattata come area contigua per il mantenimento dei rapporti di equilibrio con l'area protteta. Nella fauna dell'area il capriolo, che è stato reintrodotto nel 1957, è quello più caratteristico essendo rappresentato nel simbolo della riserva, ma tra i mammiferi che ci vivono sono presenti anche il tasso, il cinghiale, la donnola, la puzzola e sporadicamente anche la faina. Tra gli uccelli presenti come nidificanti l'allocco, sicuramente la presenza di alcuni picidi che sono il simbolo della regione come il picchio verde e il picchio rosso minore, poi il rigogolo, il rampichino ed altre specie oltre quelle che vi trovano rifugio nei periodi invernali come il pettirosso, il fiorrancino, il codibugnolo, e folti stormi di colombacci. Nell'area del piccolo lago "le Vene" si possono osservare in appositi capanni popolazioni di uccelli acquatici come l'airone. per info: https://www.fondoambiente.it/luoghi/abbazia-santa-maria-di-chiaravalle-di-fiastra?ldc percorsi nel parco: http://www.parks.it/riserva.statale.abbadia.fiastra/iti.php
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Abbadia di Fiastra
14 Contrada Abbadia di Fiastra
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Gli aspetti prioritari di salvaguardia di questa area protetta sono dati dalla presenza di un antico monastero cistercense il quale grazie alla cura dei monaci prima e della famiglia Bandini poi, preservarono una foresta di circa 100 ettari in cui predomina il cerro. Così oggi in un territorio che va da quello di fondovalle tra i letti dei fiumi Fiastra, Chienti e del torrente Entogge scavato anche da qualche piccolo bacino lacustre di origine artificiale, fino alla dolce collina marchigiana, possiamo ritrovare questo esempio di bosco planiziario in un paesaggio che passa da quello della vegetazione riparia a quello della campagna marchigiana, fino a quello della selva vero e proprio. Il territorio può essere suddiviso in tre zone di forte interesse, omogenee per la loro caratteristica e vocazione che comportano anche una differente gestione e salvaguardia: 1) riserva naturale orientata, è l'area comprendente la Selva dove la gestione cura una ricerca del recupero degli assetti naturali più possibili originari. Vi è presente un sito SIC protetto ai sensi della direttiva dell'Unione europea "Habitat" 2) riserva antropologica, sono in essa compresi quelli che sono i patrimoni storici dell'uomo il quale in quest'area da secoli è presente in maniera massiccia. Così oltre ai campi coltivati vi rientrano il Palazzo Giustiniani-Bandini, e l'Abbazia Cistercense del XII secolo 3) area di protezione, vi rientra la restante area della "Fondazione Giustiniani-Bandini" che viene trattata come area contigua per il mantenimento dei rapporti di equilibrio con l'area protteta. Nella fauna dell'area il capriolo, che è stato reintrodotto nel 1957, è quello più caratteristico essendo rappresentato nel simbolo della riserva, ma tra i mammiferi che ci vivono sono presenti anche il tasso, il cinghiale, la donnola, la puzzola e sporadicamente anche la faina. Tra gli uccelli presenti come nidificanti l'allocco, sicuramente la presenza di alcuni picidi che sono il simbolo della regione come il picchio verde e il picchio rosso minore, poi il rigogolo, il rampichino ed altre specie oltre quelle che vi trovano rifugio nei periodi invernali come il pettirosso, il fiorrancino, il codibugnolo, e folti stormi di colombacci. Nell'area del piccolo lago "le Vene" si possono osservare in appositi capanni popolazioni di uccelli acquatici come l'airone. per info: https://www.fondoambiente.it/luoghi/abbazia-santa-maria-di-chiaravalle-di-fiastra?ldc percorsi nel parco: http://www.parks.it/riserva.statale.abbadia.fiastra/iti.php
Il santuario di Macereto è un complesso religioso che sorge ad un'altezza di circa 1000 metri s.l.m. sull'omonimo altopiano del versante occidentale dei Monti Sibillini, nel territorio comunale di Visso, nelle Marche. Nei cui pressi sorgeva un tempo il castello dei conti di Fiastra. È stato dichiarato monumento nazionale nel 1902.[1] Si tratta di una delle maggiori espressioni dell'Architettura rinascimentale del '500 nelle Marche.
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Sanctuary of Macereto - Macerata - Visso - Macereto
2 Località Cupi
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Il santuario di Macereto è un complesso religioso che sorge ad un'altezza di circa 1000 metri s.l.m. sull'omonimo altopiano del versante occidentale dei Monti Sibillini, nel territorio comunale di Visso, nelle Marche. Nei cui pressi sorgeva un tempo il castello dei conti di Fiastra. È stato dichiarato monumento nazionale nel 1902.[1] Si tratta di una delle maggiori espressioni dell'Architettura rinascimentale del '500 nelle Marche.
Lo Sferisterio di Macerata è un teatro all'aperto situato nel centro storico di Macerata. Un'arena semicircolare originariamente destinata al gioco del pallone col bracciale, successivamente riadattata a location per concerti e teatro d'opera, l'unico all'aperto con i palchi, di acustica definita perfetta da cantanti e direttori d'orchestra, e sede di diversi festival culturali.[1] L'edificio è stato progettato nel 1823 dall'architetto neoclassico Ireneo Aleandri (progettista, tra l'altro, del viadotto dell'Ariccia e del Teatro Nuovo "Gian Carlo Menotti" di Spoleto). Ha una capienza massima di circa 2500 posti (fino a 3000, includendo la balconata) e dal 1967 è noto per la stagione lirica estiva, trasformata nello "Sferisterio Opera Festival" nel 2006 dall'allora direttore artistico Pier Luigi Pizzi, e nel 2012 in "Macerata Opera Festival", dal direttore artistico Francesco Micheli, in carica fino al 2017. Da ottobre 2017 il Macerata Opera Festival ha un nuovo assetto che vede Luciano Messi sovrintendente, Barbara Minghetti direttrice artistica e Francesco Lanzillotta direttore musicale. Nel 2005, dopo anni che la manifestazione si svolgeva a Recanati, per la prima volta si sono svolte qui le finali del concorso Musicultura, vinto da Simone Cristicchi con la canzone Studentessa universitaria www.sferisterio.it
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Sferisterio di Macerata
Piazza Nazario Sauro
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Lo Sferisterio di Macerata è un teatro all'aperto situato nel centro storico di Macerata. Un'arena semicircolare originariamente destinata al gioco del pallone col bracciale, successivamente riadattata a location per concerti e teatro d'opera, l'unico all'aperto con i palchi, di acustica definita perfetta da cantanti e direttori d'orchestra, e sede di diversi festival culturali.[1] L'edificio è stato progettato nel 1823 dall'architetto neoclassico Ireneo Aleandri (progettista, tra l'altro, del viadotto dell'Ariccia e del Teatro Nuovo "Gian Carlo Menotti" di Spoleto). Ha una capienza massima di circa 2500 posti (fino a 3000, includendo la balconata) e dal 1967 è noto per la stagione lirica estiva, trasformata nello "Sferisterio Opera Festival" nel 2006 dall'allora direttore artistico Pier Luigi Pizzi, e nel 2012 in "Macerata Opera Festival", dal direttore artistico Francesco Micheli, in carica fino al 2017. Da ottobre 2017 il Macerata Opera Festival ha un nuovo assetto che vede Luciano Messi sovrintendente, Barbara Minghetti direttrice artistica e Francesco Lanzillotta direttore musicale. Nel 2005, dopo anni che la manifestazione si svolgeva a Recanati, per la prima volta si sono svolte qui le finali del concorso Musicultura, vinto da Simone Cristicchi con la canzone Studentessa universitaria www.sferisterio.it
Come non visitare la casa di Leopardi ed scrutare dalla sua collina l'infinito?
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كاسا ليوباردي
14 Via Leopardi
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Come non visitare la casa di Leopardi ed scrutare dalla sua collina l'infinito?
Nel luogo sorgeva già nel XII secolo una fattoria-granaio fortificato, grancia[1], dipendente dalla potente Abbazia di Fiastra. Tra il 1353 e il 1357 venne trasformato nel castello attuale per volere dei Da Varano, Signori di Camerino[2]. A difesa dell'ingresso principale si eleva una delle torri a cui si accedeva mediante un ponte levatoio, sostituito in seguito da uno in muratura. Il mastio[3] è alto venticinque metri ed è costituito da quattro piani, di cui i primi tre sono voltati a crociera. Il piano seminterrato del mastio, illuminato da due alte feritoie a bocca di lupo, fu un tempo usato come prigione come indicano i grossi anelli in ferro infissi alle pareti. Su due lati adiacenti della corte, provvista al centro di una profondissima cisterna, s'innalzano due porticati con archi a tutto sesto sorretti da pilastri cilindrici in laterizio. Al primo piano un altro porticato affianca un ampio salone, probabilmente la parte del castello che aveva funzione di residenza. Dal cortile si accede a una cappellina barocca eretta dai gesuiti. Testimonianze non confermate sostengono l'esistenza, al centro del cortile, di un'altra cisterna dove sembra vennero sepolti molti dei caduti durante la Battaglia di Tolentino nel 1815. Secondo la tradizione esisterebbe inoltre una galleria medievale che dovrebbe congiungere il castello alla basilica di San Nicola
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قلعة رانسيا
Contrada Rancia
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Nel luogo sorgeva già nel XII secolo una fattoria-granaio fortificato, grancia[1], dipendente dalla potente Abbazia di Fiastra. Tra il 1353 e il 1357 venne trasformato nel castello attuale per volere dei Da Varano, Signori di Camerino[2]. A difesa dell'ingresso principale si eleva una delle torri a cui si accedeva mediante un ponte levatoio, sostituito in seguito da uno in muratura. Il mastio[3] è alto venticinque metri ed è costituito da quattro piani, di cui i primi tre sono voltati a crociera. Il piano seminterrato del mastio, illuminato da due alte feritoie a bocca di lupo, fu un tempo usato come prigione come indicano i grossi anelli in ferro infissi alle pareti. Su due lati adiacenti della corte, provvista al centro di una profondissima cisterna, s'innalzano due porticati con archi a tutto sesto sorretti da pilastri cilindrici in laterizio. Al primo piano un altro porticato affianca un ampio salone, probabilmente la parte del castello che aveva funzione di residenza. Dal cortile si accede a una cappellina barocca eretta dai gesuiti. Testimonianze non confermate sostengono l'esistenza, al centro del cortile, di un'altra cisterna dove sembra vennero sepolti molti dei caduti durante la Battaglia di Tolentino nel 1815. Secondo la tradizione esisterebbe inoltre una galleria medievale che dovrebbe congiungere il castello alla basilica di San Nicola
Il teatro dell'Aquila si trova a Fermo e, con una capienza di circa 1.000 posti e con 124 palchi ripartiti in 5 ordini a cornice della platea, si colloca TRA I PIÙ IMPONENTI teatri del Settecento nell'Italia centrale. Il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e la sua acustica ne fanno una delle sale storiche più prestigiose d'Italia.
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Teatro dell'Aquila
8 Via Giuseppe Mazzini
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Il teatro dell'Aquila si trova a Fermo e, con una capienza di circa 1.000 posti e con 124 palchi ripartiti in 5 ordini a cornice della platea, si colloca TRA I PIÙ IMPONENTI teatri del Settecento nell'Italia centrale. Il palcoscenico di circa 350 metri quadrati e la sua acustica ne fanno una delle sale storiche più prestigiose d'Italia.
La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo è il principale luogo di culto cattolico di Fermo, nelle Marche, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi metropolitana. La sua mole maestosa si eleva sul margine orientale del Girfalco, dove fu edificata in un'area che presenta un'interessante stratificazione di resti architettonici risalenti all'epoca romana e all'Alto Medioevo. La cripta del Duomo di Fermo è ricca di reliquie di santi e di opere d'arte.
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Fermo Cathedral
11 Via Sisto V
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La cattedrale metropolitana di Santa Maria Assunta in Cielo è il principale luogo di culto cattolico di Fermo, nelle Marche, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi metropolitana. La sua mole maestosa si eleva sul margine orientale del Girfalco, dove fu edificata in un'area che presenta un'interessante stratificazione di resti architettonici risalenti all'epoca romana e all'Alto Medioevo. La cripta del Duomo di Fermo è ricca di reliquie di santi e di opere d'arte.
La basilica della Santissima Annunziata o basilica di Santa Maria a Piè di Chienti è una chiesa parrocchiale sita nel comune di Montecosaro nella frazione di Montecosaro Scalo, in provincia di Macerata. Rappresenta uno dei capolavori dell'architettura romanica delle Marche, e deve il suo nome al fiume Chienti che scorre nei suoi pressi. Già presente nei documenti antichi quasi sempre come "Santa Maria al Chienti" e nel basso medioevo anche detta Santa Maria a Piè di Chienti. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1902
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سانتيسيما أنونزياتا
1 Via Santissima Annunziata
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La basilica della Santissima Annunziata o basilica di Santa Maria a Piè di Chienti è una chiesa parrocchiale sita nel comune di Montecosaro nella frazione di Montecosaro Scalo, in provincia di Macerata. Rappresenta uno dei capolavori dell'architettura romanica delle Marche, e deve il suo nome al fiume Chienti che scorre nei suoi pressi. Già presente nei documenti antichi quasi sempre come "Santa Maria al Chienti" e nel basso medioevo anche detta Santa Maria a Piè di Chienti. È stata dichiarata monumento nazionale nel 1902
Monumenti e luoghi di interesse: Basilica di San Nicola Biblioteca Egidiana Biblioteca Filelfica Castello della Rancia Concattedrale di San Catervo Collegiata di San Francesco Chiesa di Santa Maria Nuova Chiesa del Santissimo Crocifisso Auditorium San Giacomo Palazzo Parisani Bezzi Palazzo Sangallo Piazza Domenico Silverj Piazza Madama Ponte del Diavolo Teatro Nicola Vaccaj Torre degli orologi Palazzo di Montanari
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Tolentino
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Monumenti e luoghi di interesse: Basilica di San Nicola Biblioteca Egidiana Biblioteca Filelfica Castello della Rancia Concattedrale di San Catervo Collegiata di San Francesco Chiesa di Santa Maria Nuova Chiesa del Santissimo Crocifisso Auditorium San Giacomo Palazzo Parisani Bezzi Palazzo Sangallo Piazza Domenico Silverj Piazza Madama Ponte del Diavolo Teatro Nicola Vaccaj Torre degli orologi Palazzo di Montanari
Chiesa davvero imponente, sia nella facciata con le due torri sia nella parte posteriore. La chiesa è formata da due piani collegati tra loro da una scalinata esterna oppure da una scala a chiocciola interna, la parte superiore era riservata alle dame mentre quella inferiore agli uomini. Vi si accede dalla statale, percorrendo un suggestivo e lungo viale fiancheggiato da una fila ininterrotta di cipressi. Pianta a croce greca iscritta in un quadrato. Particolarità: è divisa su due piani. Alla parte superiore si accede o dalla scala esterna o interna, inserita in una delle due torri cilindriche che affiancano, alla maniera ravennate, la costruzione centrale. Presenza di absidi semicircolari.
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Abbazia di San Claudio
20 Contrada S. Claudio
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Chiesa davvero imponente, sia nella facciata con le due torri sia nella parte posteriore. La chiesa è formata da due piani collegati tra loro da una scalinata esterna oppure da una scala a chiocciola interna, la parte superiore era riservata alle dame mentre quella inferiore agli uomini. Vi si accede dalla statale, percorrendo un suggestivo e lungo viale fiancheggiato da una fila ininterrotta di cipressi. Pianta a croce greca iscritta in un quadrato. Particolarità: è divisa su due piani. Alla parte superiore si accede o dalla scala esterna o interna, inserita in una delle due torri cilindriche che affiancano, alla maniera ravennate, la costruzione centrale. Presenza di absidi semicircolari.
Storia Curiosità e leggende: Da oltre tre secoli questo luogo incantevole lega la sua sinistra fama a decine e decine di sparizioni di persone e assassinii avvenuti per la maggior parte in notti senza luna e i cui i responsabili non sono mai stati individuati. Secondo una leggenda locale tramandata nel tempo ed avvalorata da recenti ritrovamenti di documenti reperiti casualmente nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, si tratterebbe del fantasma del conte Guidobaldo Buonaccorsi, che qui nella notte del 16 dicembre 1629 massacrò senza misericordia ed in maniera efferata alcuni suoi cugini e conoscenti che si erano indebitamente appropriati di una eredità che gli spettava. Quei pochi che sono riusciti a sfuggire al "fantasma" lo descrivono avvolto sempre in un lungo mantello scuro, con uno sguardo satanico ed armato di una mannaia luccicante pronto a colpire la vittima seguente. In una delle sequenze video gli scheletri di una coppia di malcapitati. La villa Buonaccorsi, autentico gioiello semisconosciuto ai più, è originaria del XVI secolo ed è situata sulla cima di una cresta di colline che digradano lentamente da Potenza Picena (Macerata) alla frazione di Porto Potenza Picena, che si affaccia sul mare Adriatico. La villa appartenuta ai conti Buonaccorsi originari del luogo ha subito grandi modifiche di ampliamento e ristrutturazione nel Settecento, in particolare negli anni compresi tra il 1745 e il 1750 per opera di Pietro Bernasconi, stretto collaboratore del Vanvitelli. Attualmente si presenta al suo interno con ampi saloni decorati da Benedetto Biancolini, ma sicuramente la parte più interessante della villa è rappresentata dal parco terrazzato, splendido esempio di giardino all'italiana. Il giardino rivolto a sud-est si estende su un fianco della collina verso la valle del torrente Asola, presentandosi con cinque terrazze attraversate da una scala centrale. Il parco presenta piante rare, siepi ed aiuole ed è adornato da nicchie, obelischi, fontane, giochi d'acqua e statue mitologiche di origine vicentina della bottega dei Marinali.
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Villa Buonaccorsi
Contrada Giardino
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Storia Curiosità e leggende: Da oltre tre secoli questo luogo incantevole lega la sua sinistra fama a decine e decine di sparizioni di persone e assassinii avvenuti per la maggior parte in notti senza luna e i cui i responsabili non sono mai stati individuati. Secondo una leggenda locale tramandata nel tempo ed avvalorata da recenti ritrovamenti di documenti reperiti casualmente nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, si tratterebbe del fantasma del conte Guidobaldo Buonaccorsi, che qui nella notte del 16 dicembre 1629 massacrò senza misericordia ed in maniera efferata alcuni suoi cugini e conoscenti che si erano indebitamente appropriati di una eredità che gli spettava. Quei pochi che sono riusciti a sfuggire al "fantasma" lo descrivono avvolto sempre in un lungo mantello scuro, con uno sguardo satanico ed armato di una mannaia luccicante pronto a colpire la vittima seguente. In una delle sequenze video gli scheletri di una coppia di malcapitati. La villa Buonaccorsi, autentico gioiello semisconosciuto ai più, è originaria del XVI secolo ed è situata sulla cima di una cresta di colline che digradano lentamente da Potenza Picena (Macerata) alla frazione di Porto Potenza Picena, che si affaccia sul mare Adriatico. La villa appartenuta ai conti Buonaccorsi originari del luogo ha subito grandi modifiche di ampliamento e ristrutturazione nel Settecento, in particolare negli anni compresi tra il 1745 e il 1750 per opera di Pietro Bernasconi, stretto collaboratore del Vanvitelli. Attualmente si presenta al suo interno con ampi saloni decorati da Benedetto Biancolini, ma sicuramente la parte più interessante della villa è rappresentata dal parco terrazzato, splendido esempio di giardino all'italiana. Il giardino rivolto a sud-est si estende su un fianco della collina verso la valle del torrente Asola, presentandosi con cinque terrazze attraversate da una scala centrale. Il parco presenta piante rare, siepi ed aiuole ed è adornato da nicchie, obelischi, fontane, giochi d'acqua e statue mitologiche di origine vicentina della bottega dei Marinali.
Lago di Fiastra, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Uno dei posti più suggestivi delle Marche è sicuramente il lago di Fiastra, un lago artificiale che è stato creato nel 1955 al fine di garantire l’energia elettrica a tutta la Vallata del Fiastrone. Il lago di Fiastra si trova nel comune di Fiastra in provincia di Macerata nelle Marche e la sua profondità massima è di 87 metri mentre la diga si trova a circa 600 metri. La capacità totale è di 20 milioni di m3 di acqua mentre la superficie è di 6 km2.Vicino alle sue rive si erge il paese di San Lorenzo, il quale ebbe origine dopo che il paese San Lorenzo al Fiume venne completamente coperto d’acqua con l’attivazione della diga. In passato sono stati ritrovati numero suppellettili e reperti archeologici dell’era neolitica e paleolitica. Oggi questi oggetti rinvenuti in prossimità del paese di San Lorenzo al fiume, sono conservati presso il Museo archeologico nazionale delle Marche situato nel centro storico di Ancona. Passeggiata lungo le rive del lago di Fiastra E’ possibile passeggiare lungo la riva (lato destro) in quanto abbastanza pianeggiate e con un percorso facile, sia a piedi che in bicicletta. Circa 900 metri sono accessibili ai disabili. Cosa si può fare al lago di Fiastra? E’ possibile affittare lettini ed ombrelloni presso la spiaggia principale del lago di Fiastra, dove ci sono diversi bar, ristoranti, parcheggi e bagni. Per gli amanti dello sport nel lago di Fiastra si può praticare, il windsurf, la vela, canottaggio, sup, inoltre si possono affittare i pedalò, tutto in totale sicurezza in quanto è garantito anche il servizio dei bagnini di salvataggio. Eventi sportivi sul lago di Fiastra: A cavallo tra il mese di giugno e luglio ogni anno viene ospitato l’evento sportivo Triathlon dei Monti Sibillini. Gare di pesca anche in notturna vengono organizzate durante tutto l’anno. Quali sono i pesci che vivono nel lago di Fiastra? Carpe, tinche, scardole, salmerini, lucci, persici, trote, cavedani, vaironi, barbi. Escursioni vicino al lago di Fiastra: Il punto di partenza per l’escursione delle Lame Rosse si trova all’inizio della strada sterrata che inizia proprio dalla diga. Escursione Pizzo Berro Escursione Monte Priora Escursione Gole del Fiastrone Escursione Grotta dei Frati
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Lago di Fiastra
12 Via B. Gigli
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Lago di Fiastra, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini. Uno dei posti più suggestivi delle Marche è sicuramente il lago di Fiastra, un lago artificiale che è stato creato nel 1955 al fine di garantire l’energia elettrica a tutta la Vallata del Fiastrone. Il lago di Fiastra si trova nel comune di Fiastra in provincia di Macerata nelle Marche e la sua profondità massima è di 87 metri mentre la diga si trova a circa 600 metri. La capacità totale è di 20 milioni di m3 di acqua mentre la superficie è di 6 km2.Vicino alle sue rive si erge il paese di San Lorenzo, il quale ebbe origine dopo che il paese San Lorenzo al Fiume venne completamente coperto d’acqua con l’attivazione della diga. In passato sono stati ritrovati numero suppellettili e reperti archeologici dell’era neolitica e paleolitica. Oggi questi oggetti rinvenuti in prossimità del paese di San Lorenzo al fiume, sono conservati presso il Museo archeologico nazionale delle Marche situato nel centro storico di Ancona. Passeggiata lungo le rive del lago di Fiastra E’ possibile passeggiare lungo la riva (lato destro) in quanto abbastanza pianeggiate e con un percorso facile, sia a piedi che in bicicletta. Circa 900 metri sono accessibili ai disabili. Cosa si può fare al lago di Fiastra? E’ possibile affittare lettini ed ombrelloni presso la spiaggia principale del lago di Fiastra, dove ci sono diversi bar, ristoranti, parcheggi e bagni. Per gli amanti dello sport nel lago di Fiastra si può praticare, il windsurf, la vela, canottaggio, sup, inoltre si possono affittare i pedalò, tutto in totale sicurezza in quanto è garantito anche il servizio dei bagnini di salvataggio. Eventi sportivi sul lago di Fiastra: A cavallo tra il mese di giugno e luglio ogni anno viene ospitato l’evento sportivo Triathlon dei Monti Sibillini. Gare di pesca anche in notturna vengono organizzate durante tutto l’anno. Quali sono i pesci che vivono nel lago di Fiastra? Carpe, tinche, scardole, salmerini, lucci, persici, trote, cavedani, vaironi, barbi. Escursioni vicino al lago di Fiastra: Il punto di partenza per l’escursione delle Lame Rosse si trova all’inizio della strada sterrata che inizia proprio dalla diga. Escursione Pizzo Berro Escursione Monte Priora Escursione Gole del Fiastrone Escursione Grotta dei Frati
A pochi chilometri da Civitanova Marche sorge Sant’Elpidio a Mare, Comune noto non solo per le sue bellezze monumentali ed artistiche ma anche per la sua vocazione calzaturiera e l’alta qualità dei prodotti realizzati da famose griffes che rappresentano l’Italian Style nel mondo. La Città vanta una tradizione storico-artistica ed una radicata attività produttiva nella manifattura della calzatura, testimoniate entrambe nella preziosa cornice dell’ex convento dei Filippini, lungo il corso principale della città, Corso Baccio, dal Museo della Calzatura intitolato al “Cav. Vincenzo Andolfi”, principale promotore e collezionista dei più importanti pezzi oggi esposti nel museo, e dalla Pinacoteca Civica “Vittore Crivelli”, in cui sono conservati due importanti polittici dell’artista quattrocentesco Vittore Crivelli oltre ad opere provenienti dalle chiese urbane. Sant’Elpidio a Mare (FM) C.so Baccio, 31 Tel. +39 0734 859279 www.santelpidioamare.it/turism
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Pinacoteca Civica "Vittore Crivelli"
31 Corso Baccio
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A pochi chilometri da Civitanova Marche sorge Sant’Elpidio a Mare, Comune noto non solo per le sue bellezze monumentali ed artistiche ma anche per la sua vocazione calzaturiera e l’alta qualità dei prodotti realizzati da famose griffes che rappresentano l’Italian Style nel mondo. La Città vanta una tradizione storico-artistica ed una radicata attività produttiva nella manifattura della calzatura, testimoniate entrambe nella preziosa cornice dell’ex convento dei Filippini, lungo il corso principale della città, Corso Baccio, dal Museo della Calzatura intitolato al “Cav. Vincenzo Andolfi”, principale promotore e collezionista dei più importanti pezzi oggi esposti nel museo, e dalla Pinacoteca Civica “Vittore Crivelli”, in cui sono conservati due importanti polittici dell’artista quattrocentesco Vittore Crivelli oltre ad opere provenienti dalle chiese urbane. Sant’Elpidio a Mare (FM) C.so Baccio, 31 Tel. +39 0734 859279 www.santelpidioamare.it/turism
Moresco è uno dei borghi più belli d’Italia. La caratteristica torre eptagonale, che domina la valle dell’Aso, ospita d’estate diverse mostre; e insieme alle mura fa da cornice a un centro storico suggestivo: venire qui significa respirare aria di Medioevo.
Moresco Borgo d'Italia
Moresco è uno dei borghi più belli d’Italia. La caratteristica torre eptagonale, che domina la valle dell’Aso, ospita d’estate diverse mostre; e insieme alle mura fa da cornice a un centro storico suggestivo: venire qui significa respirare aria di Medioevo.
L'eremo di Santa Maria Infra Saxa sorge a Genga (in provincia di Ancona), nelle Marche, nella stessa cavità nella quale è ricavato il Tempio neoclassico, detto del Valadier. L'Eremo venne costruito tra le rocce ed è parzialmente scavato nella parete della grotta. Le prime testimonianze scritte dell'eremo sono del 1029 e parlano di un monastero femminile di clausura abitato da monache benedettine. Si crede che un tempo la popolazione si rifugiasse in queste grotte per sfuggire agli attacchi degli invasori. All'interno del monastero, fino agli anni '40, era presente una statua in legno della Madonna, distrutta in un incendio che interessò parte del convento. Oggi è stata sostituita con una statua in pietra copia dell'originale. Nei pressi dell'eremo, completamente inserito nella grotta c'è il ben più visibile tempio neoclassico, detto del Valadier. Si tratta di un edificio a pianta ottagonale in travertino locale, ricoperto da un tetto di piombo, voluto da papa Leone XII ( nato proprio nel castello di Genga ), e compiuto entro il 1828. Il progetto dell'elegante tempio è comunemente riferito all'architetto Giuseppe Valadier, ma le più recenti ricerche hanno chiarito, grazie ad una ricca ed inedita documentazione d'archivio, la vera storia della costruzione, definendone la cronologia e correggendone l'attribuzione. La commissione del tempio è infatti avviata dall'allora cardinale Annibale della Genga sin dal 1817, e il progetto si deve ai successivi interventi degli architetti Tommaso Zappati, Pietro Ghinelli, autore di importanti edifici marchigiani in stile neoclassico, quali il Teatro delle Muse di Ancona e il Foro Annonario di Senigallia, e Carlo Donati . All'interno del tempio è presente una copia della statua in marmo raffigurante la Madonna con il bambino della bottega di Antonio Canova (l'originale è conservato nel Museo di Genga. Arte, storia e territorio).
Tempio di valadier parcheggio
Gola di Frasassi
L'eremo di Santa Maria Infra Saxa sorge a Genga (in provincia di Ancona), nelle Marche, nella stessa cavità nella quale è ricavato il Tempio neoclassico, detto del Valadier. L'Eremo venne costruito tra le rocce ed è parzialmente scavato nella parete della grotta. Le prime testimonianze scritte dell'eremo sono del 1029 e parlano di un monastero femminile di clausura abitato da monache benedettine. Si crede che un tempo la popolazione si rifugiasse in queste grotte per sfuggire agli attacchi degli invasori. All'interno del monastero, fino agli anni '40, era presente una statua in legno della Madonna, distrutta in un incendio che interessò parte del convento. Oggi è stata sostituita con una statua in pietra copia dell'originale. Nei pressi dell'eremo, completamente inserito nella grotta c'è il ben più visibile tempio neoclassico, detto del Valadier. Si tratta di un edificio a pianta ottagonale in travertino locale, ricoperto da un tetto di piombo, voluto da papa Leone XII ( nato proprio nel castello di Genga ), e compiuto entro il 1828. Il progetto dell'elegante tempio è comunemente riferito all'architetto Giuseppe Valadier, ma le più recenti ricerche hanno chiarito, grazie ad una ricca ed inedita documentazione d'archivio, la vera storia della costruzione, definendone la cronologia e correggendone l'attribuzione. La commissione del tempio è infatti avviata dall'allora cardinale Annibale della Genga sin dal 1817, e il progetto si deve ai successivi interventi degli architetti Tommaso Zappati, Pietro Ghinelli, autore di importanti edifici marchigiani in stile neoclassico, quali il Teatro delle Muse di Ancona e il Foro Annonario di Senigallia, e Carlo Donati . All'interno del tempio è presente una copia della statua in marmo raffigurante la Madonna con il bambino della bottega di Antonio Canova (l'originale è conservato nel Museo di Genga. Arte, storia e territorio).
Impossibile venire nelle Marche e non visitare questo luogo incantevole. Percorsi, passeggiate e mare https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Conero
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Monte Conero
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Impossibile venire nelle Marche e non visitare questo luogo incantevole. Percorsi, passeggiate e mare https://it.wikipedia.org/wiki/Monte_Conero
Le grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano nel territorio del comune di Genga, in provincia di Ancona. Il complesso delle grotte ricade all'interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Il complesso è formato da una enorme serie di ambienti sotterranei di cui il primo, visitabile con facilità dal pubblico è l'Abisso Ancona, una enorme cavità che ha un'estensione di 180 x 120 m ed un'altezza di 200 m; è talmente ampia (oltre 2 milioni di m3 di volume) che al suo interno potrebbe essere contenuto senza problemi il Duomo di Milano. Dal 1972 è sotto la tutela del Consorzio Frasassi, costituito dal comune di Genga e dalla provincia di Ancona, con l'obiettivo di salvaguardarne e valorizzarne la fruibilità scientifica e turistica Dal 1º settembre 1974 parte delle grotte è aperta al pubblico, divenendo nel tempo una delle maggiori attrazioni turistiche delle Marche. Il 12 settembre 2017 il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato la mozione che sostiene la candidatura delle Grotte di Frasassi per la loro iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell’UNESCO. La mozione è stata approvata all’unanimità. (fonte Wikipedia) WWW.FRASASSI.COM tramite il sito è possibile acquistare i biglietti e prenotare le visite. Presente navetta sul posto.
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كهوف فراساسي
Località la Cuna
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Le grotte di Frasassi sono delle grotte carsiche sotterranee che si trovano nel territorio del comune di Genga, in provincia di Ancona. Il complesso delle grotte ricade all'interno del Parco naturale regionale della Gola della Rossa e di Frasassi. Il complesso è formato da una enorme serie di ambienti sotterranei di cui il primo, visitabile con facilità dal pubblico è l'Abisso Ancona, una enorme cavità che ha un'estensione di 180 x 120 m ed un'altezza di 200 m; è talmente ampia (oltre 2 milioni di m3 di volume) che al suo interno potrebbe essere contenuto senza problemi il Duomo di Milano. Dal 1972 è sotto la tutela del Consorzio Frasassi, costituito dal comune di Genga e dalla provincia di Ancona, con l'obiettivo di salvaguardarne e valorizzarne la fruibilità scientifica e turistica Dal 1º settembre 1974 parte delle grotte è aperta al pubblico, divenendo nel tempo una delle maggiori attrazioni turistiche delle Marche. Il 12 settembre 2017 il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato la mozione che sostiene la candidatura delle Grotte di Frasassi per la loro iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale dell’UNESCO. La mozione è stata approvata all’unanimità. (fonte Wikipedia) WWW.FRASASSI.COM tramite il sito è possibile acquistare i biglietti e prenotare le visite. Presente navetta sul posto.
Basta uscire dalla strada e dopo pochi metri gia sembra di essere immersi nella natura. L'auto si puo lasciare in un comodissimo parcheggio all'ingresso del parco (occhio a non lasciare in auto cose di valore, purtroppo ci sono persone che se ne approfittano, come dovunque) e si puo fare un giro di quasi 6 km intorno al laghetto. Il sentiero è tenuto benissimo, erba sempre tagliata, pulito. Il laghetto è ben recintato quindi non c'è pericolo di finirci dentro ed è abitato da una miriade di uccelli selvatici e migratori. E' davvero una bella e rilassante passeggiata nel verde, la consiglio a tutti.
Parco dei Laghi di Porto Potenza
Autostrada Adriatica
Basta uscire dalla strada e dopo pochi metri gia sembra di essere immersi nella natura. L'auto si puo lasciare in un comodissimo parcheggio all'ingresso del parco (occhio a non lasciare in auto cose di valore, purtroppo ci sono persone che se ne approfittano, come dovunque) e si puo fare un giro di quasi 6 km intorno al laghetto. Il sentiero è tenuto benissimo, erba sempre tagliata, pulito. Il laghetto è ben recintato quindi non c'è pericolo di finirci dentro ed è abitato da una miriade di uccelli selvatici e migratori. E' davvero una bella e rilassante passeggiata nel verde, la consiglio a tutti.
Una delle passeggiate piu spettacolari che si possano fare dal punto di vista paesaggistico in italia centrale. Il terremoto con annessi crolli ha deviato il corso naturale del Tenna creando una conca con acqua azzurra cristallina, cosa che solo pochi anni fa non c'era. Faggeta secolare e monti di roccia simil-dolomitica lo rendono un posto perfetto per una scampagnata non troppo impegnativa. Adatto anche ai bambini.
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Gole dell’Infernaccio
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Una delle passeggiate piu spettacolari che si possano fare dal punto di vista paesaggistico in italia centrale. Il terremoto con annessi crolli ha deviato il corso naturale del Tenna creando una conca con acqua azzurra cristallina, cosa che solo pochi anni fa non c'era. Faggeta secolare e monti di roccia simil-dolomitica lo rendono un posto perfetto per una scampagnata non troppo impegnativa. Adatto anche ai bambini.
Un polmone verde ampio ed ombroso proprio sul mare, in corrispondenza del litorale nord, ideale per una passeggiata e per i bambini. Buon rifugio dal caldo intenso.
بينيتا
Via Trieste
Un polmone verde ampio ed ombroso proprio sul mare, in corrispondenza del litorale nord, ideale per una passeggiata e per i bambini. Buon rifugio dal caldo intenso.
La Torre Gerosolimitana, anche detta dei Cavalieri di Malta, si erge sul punto più alto della città con i suoi 28 metri di altezza nella piazza civica di Sant’Elpidio a Mare a lato della Perinsigne Collegiata di Sant’Elpidio Abate. Nonostante la posizione strategica, le caratteristiche costruttive (forma quadrangolare con larghezza dei lati costante, ingresso posizionato a livello del terreno e rampa di ascesa) non ne suggeriscono lo scopo difensivo. Svariate sono dunque le ipotesi sul suo utilizzo e sul simbolismo mistico religioso che cela: infatti, tracciando le diagonali passanti per il centro della pianta si disegna una virtuale croce di Malta, e la grande croce gemmata in pietra bianca inserita nella facciata alludono chiaramente al legame con l’ordine Gerosolimitano. Alla linearità del perimetro esterno ed alla severità dei prospetti, movimentati unicamente da cantonali angolari e da bassorilievi in pietra, si contrappone un’articolata spazialità dell’interno, scandita dal susseguirsi di archi rampanti addossati alle pareti perimetrali che accompagnano l’ascesa del visitatore verso la sommità della Torre. Il panorama mozzafiato che si può godere dalla battagliera spazia dalle cime dei monti Sibillini al Mare Adriatico, offrendo uno spettacolo unico.
Torre Gerosolimitana
Piazza Giacomo Matteotti
La Torre Gerosolimitana, anche detta dei Cavalieri di Malta, si erge sul punto più alto della città con i suoi 28 metri di altezza nella piazza civica di Sant’Elpidio a Mare a lato della Perinsigne Collegiata di Sant’Elpidio Abate. Nonostante la posizione strategica, le caratteristiche costruttive (forma quadrangolare con larghezza dei lati costante, ingresso posizionato a livello del terreno e rampa di ascesa) non ne suggeriscono lo scopo difensivo. Svariate sono dunque le ipotesi sul suo utilizzo e sul simbolismo mistico religioso che cela: infatti, tracciando le diagonali passanti per il centro della pianta si disegna una virtuale croce di Malta, e la grande croce gemmata in pietra bianca inserita nella facciata alludono chiaramente al legame con l’ordine Gerosolimitano. Alla linearità del perimetro esterno ed alla severità dei prospetti, movimentati unicamente da cantonali angolari e da bassorilievi in pietra, si contrappone un’articolata spazialità dell’interno, scandita dal susseguirsi di archi rampanti addossati alle pareti perimetrali che accompagnano l’ascesa del visitatore verso la sommità della Torre. Il panorama mozzafiato che si può godere dalla battagliera spazia dalle cime dei monti Sibillini al Mare Adriatico, offrendo uno spettacolo unico.
La fondazione della Chiesa eretta su un'ipotetica struttura preesistente, risale al 1735 in risposta al desiderio dei Padri fermani di trovare nella Città di Sant'Elpidio a mare un luogo adatto ad esercitare il loro apostolato. Benedetta nel 1742, viene completata nell'interno nel 1789, come testimonia l'incisione al di sopra del portale in pietra dell'ingresso che indica anche il Santo a cui è dedicata "San Philippo Nerio". Le caratteristiche planimetriche del tempio denunciano l'originale struttura medioevale longitudinale ad aula unica con terminazione absidata. I Padri Filippini si sono affidati per la realizzazione della facciata agli architetti Giovanni Battista Vassalli e Pietro Augustoni e per gli interni a Giuseppe Valadier, che ha dato alla struttura lo stile neoclassico che la caratterizza. La navata unica è impreziosita dalla presenza di semicolonne corinzie, addossate alle pareti con piedistallo cilindrico, reggenti la trabeazione continua decorata a girali dorati delimitata e sorretta ai lati da due colonne corinzie che introducono all'abside dell'altare maggiore. All'interno i dipinti della volta "L'Assunzione" e "L'Incoronazione" della Madre di Dio sono stati realizzati con la tecnica della tempera dal Pittore fermano Giovan Battista Ripani e incastonati all'interno di cornici in gesso arricchite da elementi floreali con finiture in oro. Precedono l'altare maggiore due nicchie che ospitano due statue del XVIII secolo di 250 centimetri di altezza poste una di fronte all'altra che raffigurano rispettivamente San Pietro che benedice con la mano destra e stringe nella mano sinistra le chiavi del Regno di Dio e San Paolo che benedice con la mano destra e regge nella mano sinistra la spada, strumento del suo martirio.
Chiesa di San Filippo Neri
n.33 Corso Baccio
La fondazione della Chiesa eretta su un'ipotetica struttura preesistente, risale al 1735 in risposta al desiderio dei Padri fermani di trovare nella Città di Sant'Elpidio a mare un luogo adatto ad esercitare il loro apostolato. Benedetta nel 1742, viene completata nell'interno nel 1789, come testimonia l'incisione al di sopra del portale in pietra dell'ingresso che indica anche il Santo a cui è dedicata "San Philippo Nerio". Le caratteristiche planimetriche del tempio denunciano l'originale struttura medioevale longitudinale ad aula unica con terminazione absidata. I Padri Filippini si sono affidati per la realizzazione della facciata agli architetti Giovanni Battista Vassalli e Pietro Augustoni e per gli interni a Giuseppe Valadier, che ha dato alla struttura lo stile neoclassico che la caratterizza. La navata unica è impreziosita dalla presenza di semicolonne corinzie, addossate alle pareti con piedistallo cilindrico, reggenti la trabeazione continua decorata a girali dorati delimitata e sorretta ai lati da due colonne corinzie che introducono all'abside dell'altare maggiore. All'interno i dipinti della volta "L'Assunzione" e "L'Incoronazione" della Madre di Dio sono stati realizzati con la tecnica della tempera dal Pittore fermano Giovan Battista Ripani e incastonati all'interno di cornici in gesso arricchite da elementi floreali con finiture in oro. Precedono l'altare maggiore due nicchie che ospitano due statue del XVIII secolo di 250 centimetri di altezza poste una di fronte all'altra che raffigurano rispettivamente San Pietro che benedice con la mano destra e stringe nella mano sinistra le chiavi del Regno di Dio e San Paolo che benedice con la mano destra e regge nella mano sinistra la spada, strumento del suo martirio.
Ubicata nella piazza centrale intitolata a Giacomo Matteotti a San Elpidio a Mare, la Basilica Lateranense di Maria SS. della Misericordia venne eretta a partire dal 1575, come si evince dalle sue forme tardo-cinquecentesche caratterizzate dall'alta e stretta facciata. Con il suo suggestivo portale ligneo è accompagnato dalle due meridiane poste in alto, che da sinistra a destra vanno ad indicare l'ora italiana e quella astronomica. L'interno, ad unica navata, è decorato da stucchi e ha una volta a botte affrescata da Giuseppe Bastiani, maceratese allievo del Pomarancio, recanti le "Storie della Vergine", e dall 'artista fiorentino Andrea Boscoli, al quale vennero commissionati nel 1603 gli affreschi e le tele dell'abside recanti le raffigurazioni della Madonna della Misericordia e Profeti. Sono presenti anche altre opere, come una tela dell'anconetano Andrea Lilli del 1602 intitolata "L'imbarco di S.Maria". Ci sono due cantorie lignee intagliate sono del XVIII secolo e tutta una decorazione barocca. Fanno ancora mostra di sè un organo del grande maestro veneto Pietro Nacchini, del 1757, e un altro organo del 1785, del suo allievo migliore, ovvero Gaetano Callido.
Basilica Lateranense di Maria Santissima della Misericordia
7 Piazza Giacomo Matteotti
Ubicata nella piazza centrale intitolata a Giacomo Matteotti a San Elpidio a Mare, la Basilica Lateranense di Maria SS. della Misericordia venne eretta a partire dal 1575, come si evince dalle sue forme tardo-cinquecentesche caratterizzate dall'alta e stretta facciata. Con il suo suggestivo portale ligneo è accompagnato dalle due meridiane poste in alto, che da sinistra a destra vanno ad indicare l'ora italiana e quella astronomica. L'interno, ad unica navata, è decorato da stucchi e ha una volta a botte affrescata da Giuseppe Bastiani, maceratese allievo del Pomarancio, recanti le "Storie della Vergine", e dall 'artista fiorentino Andrea Boscoli, al quale vennero commissionati nel 1603 gli affreschi e le tele dell'abside recanti le raffigurazioni della Madonna della Misericordia e Profeti. Sono presenti anche altre opere, come una tela dell'anconetano Andrea Lilli del 1602 intitolata "L'imbarco di S.Maria". Ci sono due cantorie lignee intagliate sono del XVIII secolo e tutta una decorazione barocca. Fanno ancora mostra di sè un organo del grande maestro veneto Pietro Nacchini, del 1757, e un altro organo del 1785, del suo allievo migliore, ovvero Gaetano Callido.
Costruita nel XIII sec. fu Pieve fino a essere Collegiata (1590), poi acquistando maggior importanza fu elevata a Perinsigne da Pio IX. L'interno, a croce romana e tre navate, ha un bel Altare Maggiore costruito attorno a un sarcofago di età imperiale e un altrettanto bella Fonte Battesimale in legno del XVI sec. Ci sono opere del Pomarancio, Palma il giovane e Nicola Monti e anche qui, come la vicina basilica della Misericordia, un organo di Gaetano Callido. Veramente grande e possente, merita la visita!
Chiesa di Sant'Elpidio Abate
Piazza Giacomo Matteotti
Costruita nel XIII sec. fu Pieve fino a essere Collegiata (1590), poi acquistando maggior importanza fu elevata a Perinsigne da Pio IX. L'interno, a croce romana e tre navate, ha un bel Altare Maggiore costruito attorno a un sarcofago di età imperiale e un altrettanto bella Fonte Battesimale in legno del XVI sec. Ci sono opere del Pomarancio, Palma il giovane e Nicola Monti e anche qui, come la vicina basilica della Misericordia, un organo di Gaetano Callido. Veramente grande e possente, merita la visita!
Fu la chiesa del Monastero delle Suore Benedettine dedicato a San Giovanni. La facciata realizzata nel XIX secolo si erge all'inizio di via Cunicchio.
Chiesa di San Giovanni o dell'Ospedale
75 Via Porta Romana
Fu la chiesa del Monastero delle Suore Benedettine dedicato a San Giovanni. La facciata realizzata nel XIX secolo si erge all'inizio di via Cunicchio.
Il Museo della Calzatura “Cav. Vincenzo Andolfi”, ospitato nel centro storico di Sant'Elpidio a Mare, al primo piano dell'ex convento dei Padri Oratoriani della Congregazione di San Filippo Neri, conserva migliaia di reperti di scarpe, forme, e utensili per la lavorazione, esposti secondo aree tematiche distinte in tre sezioni. La prima sezione è dedicata alle Calzature di ogni tempo e ogni luogo e documenta la storia delle calzature con esemplari di diverse epoche storiche provenienti da tutte le parti del mondo. Nella sezione storica sono esposti esemplari davvero unici, dalle riproduzioni dei calzari romani si arriva fino al Novecento. Assai consistente e particolare è la seconda sezione dedicata alle Scarpe dei personaggi famosi, dove sono esposte le scarpe appartenute ad importanti personalità della sfera religiosa (Papa Paolo VI, Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II), a molti campioni dello sport , a vari Premi Nobel (Sir Derek Walcott, Dario Fo) e anche a tanti altri personaggi della politica e dello spettacolo, come il celebre tenore Beniamino Gigli. La terza sezione Industria calzaturiera marchigiana, è dedicata all’attuale produzione calzaturiera delle industrie locali ed ospita le calzature di notevoli griffe (Tod’s, Lory Blu, Debùt). Alla fine del percorso è allestita una fedele riproduzione della bottega artigianale del calzolaio con varie tipologie di antichi utensili che venivano adoperati per la fabbricazione a mano delle calzature.
Museo della Calzatura Cav. Vincenzo Andolfi
31 Corso Baccio
Il Museo della Calzatura “Cav. Vincenzo Andolfi”, ospitato nel centro storico di Sant'Elpidio a Mare, al primo piano dell'ex convento dei Padri Oratoriani della Congregazione di San Filippo Neri, conserva migliaia di reperti di scarpe, forme, e utensili per la lavorazione, esposti secondo aree tematiche distinte in tre sezioni. La prima sezione è dedicata alle Calzature di ogni tempo e ogni luogo e documenta la storia delle calzature con esemplari di diverse epoche storiche provenienti da tutte le parti del mondo. Nella sezione storica sono esposti esemplari davvero unici, dalle riproduzioni dei calzari romani si arriva fino al Novecento. Assai consistente e particolare è la seconda sezione dedicata alle Scarpe dei personaggi famosi, dove sono esposte le scarpe appartenute ad importanti personalità della sfera religiosa (Papa Paolo VI, Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II), a molti campioni dello sport , a vari Premi Nobel (Sir Derek Walcott, Dario Fo) e anche a tanti altri personaggi della politica e dello spettacolo, come il celebre tenore Beniamino Gigli. La terza sezione Industria calzaturiera marchigiana, è dedicata all’attuale produzione calzaturiera delle industrie locali ed ospita le calzature di notevoli griffe (Tod’s, Lory Blu, Debùt). Alla fine del percorso è allestita una fedele riproduzione della bottega artigianale del calzolaio con varie tipologie di antichi utensili che venivano adoperati per la fabbricazione a mano delle calzature.
La tradizione fa risalire la data della consacrazione dell'abbazia al 14 settembre dell'anno 887 alla presenza di Carlo III Il Grosso imperatore, del Vescovo di Fermo Theodosio e di altri 19 Vescovi e di 27 canonici. Nel 968 l'imperatore Ottone I scioglie il monastero benedettino dalla dipendenza dal Vescovo di Fermo e lo prende sotto la propria protezione. Grazie alle generose donazioni del potere imperiale l'istituzione monastica si radicò sempre più nel proprio territorio ampliando le sue proprietà agricole e acquisendo un ruolo strategico nel controllo della rete viaria circostante. I documenti che ci consentono di ricostruire la storia più antica dell'Abbazia sono conservati presso l'archivio segreto di Sant'Elpidio a mare. Commissionati dal comune che vantava diritti reali sul territorio, furono redatti nel 1413 da Francesco di Vanni. Altre pergamene sono conservati presso l'archivio di stato di Roma. I diplomi in essi menzionati concernono documenti menzionati o originali attribuiti a Carlo III il Grosso, al Vescovo di Fermo Theodosio, a Lamberto II imperatore e re d'Italia, all'imperatore Ottone I, Ottone II e Ottone III. Con bolla del 12 settembre 1197 Papa Celestino III prende sotto la propria protezione L'Abbazia e conferma le sue proprietà e le decime su di un territorio che si sviluppa negli attuali comuni di Civitanova, Corridonia, Montecosaro, Montegranaro, Monte San Giusto e Sant'Elpidio a mare. Con l'ascesa della non lontana abbazia di Chiaravalle di Fiastra (nel Comune di Tolentino), iniziò per Santa Croce una progressiva decadenza economica e religiosa. Nel 1239 Papa Gregorio IX incarica il Vescovo di Fermo Filippo II di riformare il complesso monastico secondo l'ordine cistercense. Nel 1266 l'Abate e i monaci di Santa Croce decidono di accorpare i propri beni al monastero fiastrense e di divenirne ad esso subalterni. Rileggendo l'inventario del 1263 precedente alla cessione e del 1275 successivo all'annessione possiamo avere una misura della sua potenza raggiunta. Il monastero conservava numerosi edifici religiosi, magnifici paramenti liturgici e preziosi reliquiari, il più importante dei quali era una croce d'argento che aveva incastonata la reliquia della Santa Croce.[2]. Nel 1468 il complesso abbaziale diventa di proprietà del Comune di Sant'Elpidio a mare. Nel 1749 il Vescovo di Fermo Alessandro Borgia ristruttura la Basilica. Nel 1790 il Vescovo fermano Andrea Minnucci riduce il complesso abbaziale a struttura agricola e ricava dalla chiesa un granaio, soppalcando la navata centrale, un'abitazione nella parte absidale ed una stalla nella navata destra. Dopo oltre due secoli di abbandono e degrado ad usi impropri la struttura basilicale è interessata da un restauro iniziato nel marzo 2006 teso al ripristino della primitiva tipologia e alla conseguente riapertura al pubblico, avvenuta nel 2010.
Basilica Imperiale di Santa Croce al Chienti
La tradizione fa risalire la data della consacrazione dell'abbazia al 14 settembre dell'anno 887 alla presenza di Carlo III Il Grosso imperatore, del Vescovo di Fermo Theodosio e di altri 19 Vescovi e di 27 canonici. Nel 968 l'imperatore Ottone I scioglie il monastero benedettino dalla dipendenza dal Vescovo di Fermo e lo prende sotto la propria protezione. Grazie alle generose donazioni del potere imperiale l'istituzione monastica si radicò sempre più nel proprio territorio ampliando le sue proprietà agricole e acquisendo un ruolo strategico nel controllo della rete viaria circostante. I documenti che ci consentono di ricostruire la storia più antica dell'Abbazia sono conservati presso l'archivio segreto di Sant'Elpidio a mare. Commissionati dal comune che vantava diritti reali sul territorio, furono redatti nel 1413 da Francesco di Vanni. Altre pergamene sono conservati presso l'archivio di stato di Roma. I diplomi in essi menzionati concernono documenti menzionati o originali attribuiti a Carlo III il Grosso, al Vescovo di Fermo Theodosio, a Lamberto II imperatore e re d'Italia, all'imperatore Ottone I, Ottone II e Ottone III. Con bolla del 12 settembre 1197 Papa Celestino III prende sotto la propria protezione L'Abbazia e conferma le sue proprietà e le decime su di un territorio che si sviluppa negli attuali comuni di Civitanova, Corridonia, Montecosaro, Montegranaro, Monte San Giusto e Sant'Elpidio a mare. Con l'ascesa della non lontana abbazia di Chiaravalle di Fiastra (nel Comune di Tolentino), iniziò per Santa Croce una progressiva decadenza economica e religiosa. Nel 1239 Papa Gregorio IX incarica il Vescovo di Fermo Filippo II di riformare il complesso monastico secondo l'ordine cistercense. Nel 1266 l'Abate e i monaci di Santa Croce decidono di accorpare i propri beni al monastero fiastrense e di divenirne ad esso subalterni. Rileggendo l'inventario del 1263 precedente alla cessione e del 1275 successivo all'annessione possiamo avere una misura della sua potenza raggiunta. Il monastero conservava numerosi edifici religiosi, magnifici paramenti liturgici e preziosi reliquiari, il più importante dei quali era una croce d'argento che aveva incastonata la reliquia della Santa Croce.[2]. Nel 1468 il complesso abbaziale diventa di proprietà del Comune di Sant'Elpidio a mare. Nel 1749 il Vescovo di Fermo Alessandro Borgia ristruttura la Basilica. Nel 1790 il Vescovo fermano Andrea Minnucci riduce il complesso abbaziale a struttura agricola e ricava dalla chiesa un granaio, soppalcando la navata centrale, un'abitazione nella parte absidale ed una stalla nella navata destra. Dopo oltre due secoli di abbandono e degrado ad usi impropri la struttura basilicale è interessata da un restauro iniziato nel marzo 2006 teso al ripristino della primitiva tipologia e alla conseguente riapertura al pubblico, avvenuta nel 2010.
Un posto bellissimo e curato, sito singolarmemte in una collina dove trascorrere una piacevolissima serata evento. Ti riporta indietro nel tempo.
Il Castellano
via Castellano Vecchio
Un posto bellissimo e curato, sito singolarmemte in una collina dove trascorrere una piacevolissima serata evento. Ti riporta indietro nel tempo.
n un quartiere di straordinaria bellezza si snoda via degli Aceti, dalla caratteristica pavimentazione in laterizio, in cui si susseguono palazzi dall'aspetto solenne. Passeggiando lungo questa via, si incontra l'ingresso tardo-medievale per le grandi cisterne romane che sono considerate un autentico patrimonio dell'arte idraulica di età augustea, nonché ingegnosa idea di Vitruvio. Quasi certamente si decise di realizzare quelle che comunemente vengono chiamate piscine epuratorie o limarie per rispondere a un'esigenza idrica altrimenti non esaudibile. L'ampio complesso sotterraneo, databile alla fine del I sec.a.C. ed è unico in Italia per estensione (circa 2200 mq). Il sistema sotterraneo di ricezione e inalveazione dell'acqua piovana, simile all'apparato idrico di Chieti, permetteva di ridistribuirla in maniera efficiente alle diverse zone della città. Per l'immagazzinamento e la successiva erogazione furono edificati tre serbatoi, disposti sul Girfalco, nell'attuale largo Temistocle Calzecchi Onesti e in via degli Aceti che ovviamente erano a diverse altezze. Il primo attualmente non è visitabile perché del tutto interrato, ma gli scavi del 1927 delinearono quattro ambienti non comunicanti in laterizio, voltati a botte e molto simili alle grandi cisterne. Il secondo è noto con il nome di piccole cisterne, in quanto la sua portata è minore rispetto a quella del serbatoio ubicato in via degli Aceti, il quale però da un punto di vista propriamente strutturale non presenta difformità significative rispetto al più piccolo. Le grandi cisterne si estendono lungo un'area piuttosto vasta che racchiude via Paccarone, via di Vicolo Chiuso, via degli Aceti, largo Maranesi e ha una portata massima di circa 15.000 mc. L'interno è costituito da trenta camere ripartite in tre file, ognuna delle quali ha una muratura rivestita con opus signinum o cocciopesto che, come scrive Vitruvio, veniva impiegato soprattutto nella fabbricazione di cisterne, acquedotti, piscine termali perché consono all'impermeabilizzazione della malta di calce. La visita alle cisterne è incredibilmente emozionante, in quanto vertono in un perfetto stato di conservazione e riescono a rendere vividamente la magnificenza di un progetto tanto efficiente che alcune camere sono state utilizzate fino agli anni Ottanta del XX secolo. È molto suggestivo imbattersi in scritte desuete come "Calma, uscita", risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando gli ambienti furono utilizzati come rifugio contro i bombardamenti.
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Roman Pools
36 Via Paccarone
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n un quartiere di straordinaria bellezza si snoda via degli Aceti, dalla caratteristica pavimentazione in laterizio, in cui si susseguono palazzi dall'aspetto solenne. Passeggiando lungo questa via, si incontra l'ingresso tardo-medievale per le grandi cisterne romane che sono considerate un autentico patrimonio dell'arte idraulica di età augustea, nonché ingegnosa idea di Vitruvio. Quasi certamente si decise di realizzare quelle che comunemente vengono chiamate piscine epuratorie o limarie per rispondere a un'esigenza idrica altrimenti non esaudibile. L'ampio complesso sotterraneo, databile alla fine del I sec.a.C. ed è unico in Italia per estensione (circa 2200 mq). Il sistema sotterraneo di ricezione e inalveazione dell'acqua piovana, simile all'apparato idrico di Chieti, permetteva di ridistribuirla in maniera efficiente alle diverse zone della città. Per l'immagazzinamento e la successiva erogazione furono edificati tre serbatoi, disposti sul Girfalco, nell'attuale largo Temistocle Calzecchi Onesti e in via degli Aceti che ovviamente erano a diverse altezze. Il primo attualmente non è visitabile perché del tutto interrato, ma gli scavi del 1927 delinearono quattro ambienti non comunicanti in laterizio, voltati a botte e molto simili alle grandi cisterne. Il secondo è noto con il nome di piccole cisterne, in quanto la sua portata è minore rispetto a quella del serbatoio ubicato in via degli Aceti, il quale però da un punto di vista propriamente strutturale non presenta difformità significative rispetto al più piccolo. Le grandi cisterne si estendono lungo un'area piuttosto vasta che racchiude via Paccarone, via di Vicolo Chiuso, via degli Aceti, largo Maranesi e ha una portata massima di circa 15.000 mc. L'interno è costituito da trenta camere ripartite in tre file, ognuna delle quali ha una muratura rivestita con opus signinum o cocciopesto che, come scrive Vitruvio, veniva impiegato soprattutto nella fabbricazione di cisterne, acquedotti, piscine termali perché consono all'impermeabilizzazione della malta di calce. La visita alle cisterne è incredibilmente emozionante, in quanto vertono in un perfetto stato di conservazione e riescono a rendere vividamente la magnificenza di un progetto tanto efficiente che alcune camere sono state utilizzate fino agli anni Ottanta del XX secolo. È molto suggestivo imbattersi in scritte desuete come "Calma, uscita", risalenti alla Seconda Guerra Mondiale, quando gli ambienti furono utilizzati come rifugio contro i bombardamenti.
Il santuario sorge lungo il corso del torrente Ambro, a un'altitudine di 683 m.s.l.m., dominato dalle alte pareti rocciose dei Monti Sibillini: in direzione nord si innalzano gli scogli di Balzo Rosso (M.Amandola-Castel Manardo), mentre a sud svetta il picco di Monte Pizzo (M.Priora), sul quale è posta una grossa croce chiaramente distinguibile dal santuario. Il santuario viene anche chiamato "la piccola Lourdes dei Sibillini", per via della analogie con il più noto santuario della Francia: entrambi collocati tra i monti (Sibillini e Pirenei), nelle vicinanze di un fiume (l'Ambro e il Gave de Pau) ed entrambi, secondo la tradizione, luogo di un'apparizione mariana a una bambina. La chiesa, di antica fondazione (XI secolo) fu edificata secondo la tradizione orale in seguito d'una apparizione mariana a una pastorella muta, che dopo di ciò avrebbe riacquistato la parola. L'episodio dell'apparizione è ricordato in una lapide posto dietro l'altare della Madonna con le seguenti parole: «Nel maggio del Mille la Vergine SS., cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all'umile pastorella Santina, muta fin dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio delle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all'immagine della Madonna, posta nella cavità di un faggio» (Dalla lapide posta dietro l'altare) Le prime notizie della chiesa di Santa Maria in Amaro risalgono al 1073, quando alcuni feudatari del posto (presumibilmente legati ai signori Mainardi) donarono ai frati alcuni beni. Tuttavia non è da escludere la preesistente presenza di un culto pagano lungo il corso dell'Ambro. Il terremoto del Centro Italia del 2016 ha causato danni e la chiesa è stata dichiarata inagibile; parte del soffitto ha perso l'intonaco e la volta è stata puntellata,dopo i lavori di ristrutturazione è stata riaperta al culto il 25 dicembre 2018.
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Shrine Church of the Madonna of Ambro - Montefortino - Fermo - Italy
1 Via Del Santuario
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Il santuario sorge lungo il corso del torrente Ambro, a un'altitudine di 683 m.s.l.m., dominato dalle alte pareti rocciose dei Monti Sibillini: in direzione nord si innalzano gli scogli di Balzo Rosso (M.Amandola-Castel Manardo), mentre a sud svetta il picco di Monte Pizzo (M.Priora), sul quale è posta una grossa croce chiaramente distinguibile dal santuario. Il santuario viene anche chiamato "la piccola Lourdes dei Sibillini", per via della analogie con il più noto santuario della Francia: entrambi collocati tra i monti (Sibillini e Pirenei), nelle vicinanze di un fiume (l'Ambro e il Gave de Pau) ed entrambi, secondo la tradizione, luogo di un'apparizione mariana a una bambina. La chiesa, di antica fondazione (XI secolo) fu edificata secondo la tradizione orale in seguito d'una apparizione mariana a una pastorella muta, che dopo di ciò avrebbe riacquistato la parola. L'episodio dell'apparizione è ricordato in una lapide posto dietro l'altare della Madonna con le seguenti parole: «Nel maggio del Mille la Vergine SS., cinta di straordinario splendore, apparve in questa sacra roccia all'umile pastorella Santina, muta fin dalla nascita. La fanciulla ottenne il dono della parola in premio delle preghiere ed offerte di fiori silvestri che ogni giorno faceva all'immagine della Madonna, posta nella cavità di un faggio» (Dalla lapide posta dietro l'altare) Le prime notizie della chiesa di Santa Maria in Amaro risalgono al 1073, quando alcuni feudatari del posto (presumibilmente legati ai signori Mainardi) donarono ai frati alcuni beni. Tuttavia non è da escludere la preesistente presenza di un culto pagano lungo il corso dell'Ambro. Il terremoto del Centro Italia del 2016 ha causato danni e la chiesa è stata dichiarata inagibile; parte del soffitto ha perso l'intonaco e la volta è stata puntellata,dopo i lavori di ristrutturazione è stata riaperta al culto il 25 dicembre 2018.

Informazioni sulla città/località

Portonovo è una contrada del Poggio di Ancona; è un noto centro turistico, balneare ed artistico, affacciato sull'omonima baia.
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Portonovo
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Portonovo è una contrada del Poggio di Ancona; è un noto centro turistico, balneare ed artistico, affacciato sull'omonima baia.
Torre di Palme è una frazione del comune di Fermo, nella provincia omonima. Fu comune autonomo sino al 1877, quando era incluso nella provincia di Ascoli Piceno, cui continuò ad appartenere con il suo capoluogo, finché quest'ultimo non divenne a sua volta sede provinciale.
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Torre di Palme
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Torre di Palme è una frazione del comune di Fermo, nella provincia omonima. Fu comune autonomo sino al 1877, quando era incluso nella provincia di Ascoli Piceno, cui continuò ad appartenere con il suo capoluogo, finché quest'ultimo non divenne a sua volta sede provinciale.
Il centro storico è costruito quasi interamente in travertino e in esso si trova la rinascimentale piazza del Popolo.
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Ascoli Piceno
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Il centro storico è costruito quasi interamente in travertino e in esso si trova la rinascimentale piazza del Popolo.
Sorge sulle rive del mare Adriatico e situato a nord della foce del fiume Tesino, il centro abitato si estende lungo la costa fino alle pendici delle vicine colline dove spicca l'antico borgo medievale. L'intenso sviluppo urbanistico, ancora in atto, fa estendere il centro abitato verso la foce del Tesino e lungo il suo corso verso l'interno. A sud della foce del Tesino si trova la frazione Ischia, divenuta negli anni una zona della città che forma un unico agglomerato urbano con la confinante San Benedetto del Tronto.Il territorio comunale si sviluppa per 17,66 km² e ha conformazione di collina litoranea, con un livello di altitudine compreso fra 0 e 275 m s.l.m.
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Grottammare
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Sorge sulle rive del mare Adriatico e situato a nord della foce del fiume Tesino, il centro abitato si estende lungo la costa fino alle pendici delle vicine colline dove spicca l'antico borgo medievale. L'intenso sviluppo urbanistico, ancora in atto, fa estendere il centro abitato verso la foce del Tesino e lungo il suo corso verso l'interno. A sud della foce del Tesino si trova la frazione Ischia, divenuta negli anni una zona della città che forma un unico agglomerato urbano con la confinante San Benedetto del Tronto.Il territorio comunale si sviluppa per 17,66 km² e ha conformazione di collina litoranea, con un livello di altitudine compreso fra 0 e 275 m s.l.m.
Nella poesia di Civitanova Alta dalla struttura medievale rimasta inalterata, dove, entrando da Porta Marina con il caratteristico cipresso nato dentro la fascia merlata, raggiungi facilmente Piazza della Libertà, in cui nel 1867 viene eretto il Palazzo della Delegazione Comunale su progetto dell’ing. Guglielmo Prosperi di Macerata. Ti potrai concedere così una rilassante passeggiata per i pittoreschi vicoli, dove si affacciano i palazzi nobiliari e le chiese storiche o ammirare un emozionante panorama connotato dal verde delle colline e dall’azzurro dell’Adriatico in lontananza.
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Civitanova Alta
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Nella poesia di Civitanova Alta dalla struttura medievale rimasta inalterata, dove, entrando da Porta Marina con il caratteristico cipresso nato dentro la fascia merlata, raggiungi facilmente Piazza della Libertà, in cui nel 1867 viene eretto il Palazzo della Delegazione Comunale su progetto dell’ing. Guglielmo Prosperi di Macerata. Ti potrai concedere così una rilassante passeggiata per i pittoreschi vicoli, dove si affacciano i palazzi nobiliari e le chiese storiche o ammirare un emozionante panorama connotato dal verde delle colline e dall’azzurro dell’Adriatico in lontananza.

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